Coordinate marziali del Pancrazio e degli incontri in gabbia
Alcuni affermano che gli incontri di Valetudo ed MMA derivino direttamente dal Pancrazio dell'antica Grecia. Vediamo perché ciò non sia vero, analizzando le loro "coordinate marziali", attraversando concetti di agòn, agonista e guerriero.
Karate, Taijutsu, Ninpo, Judo, Aikido, Pancrazio, MMA, KungFu, Muay Boran, e così via. Ognuna di queste discipline ha una propria storia, con precise coordinate temporali, geografiche, antropologiche. A livello tecnico, da sempre ma soprattutto nell'ultimo mezzo secolo, molte di esse si sono fuse, scisse, riassemblate, condizionate a vicenda. A livello demiurgico e motivazionale però, ovvero in ciò per cui è nata ciascuna disciplina con quelle sue proprie ed uniche coordinate, è accaduto un caos, una confusione senza pari, che ha portato al tracollo per mala interpretazione di tali arti: il TaiChi trasformato in danza, il Karate e il Judo in scommesse sportive, il Tameshiwari in Guiness World Record; si fanno paragoni tra discipline che non hanno nulla in comune, e gran parte del mondo delle arti marziali sembra amalgamato dalla voglia di denaro e potere. Chi lucra su assurde tecniche di controllo fisico istantaneo col solo pensiero, chi confonde coraggio e fortezza con l'ostentazione. É la globalizzazione delle arti marziali. La verità è che c'è ignoranza diffusa, al riguardo. Non delle singole persone, ma dell'intera informazione media di praticanti e non. Un ginepraio di scuole di pensiero che si riducono a due o tre detti comuni inconcludenti. Allora andiamo a cercarle, quelle coordinate originali alla base di ciascuna disciplina, o per lo meno di poche discipline che fungano da standard per ciascun gruppo di appartenenza. E cerchiamo di metterle in confronto con le attuali coordinate, quelle del modello sociale europeo dell'anno 2015 dC, così da poter fare esaustive (e pur sempre personali) argomentazioni. É proprio questo uno dei fulcri del mio Blog: cercare le "coordinate marziali" di partenza delle discipline, per comprenderne l'origine dei costumi, le motivazioni con cui son state create, e quindi i binari che le stesse percorrono.
In altre pagine ho dato in un modo o nell'altro delle "coordinate" a Ninpo, Budo, Karate. Ora parliamo del Pancrazio, l'antenato del ValeTudo e delle MMA. Il Pancrazio (da παγκράτιον che vuol dire "potere tutto") nacque da Lotta e Pugilato nella Grecia del 650 aC, quando fu inserita nelle feste dedicate a Zeus ad Olimpia, le Olimpiadi, incentrate su gare mimanti la guerra che rendessero più maestosi e solenni i riti religiosi, commemorativi della scomparsa di grandi personaggi. "O corona o morte": non esisteva un secondo o terzo posto, c'era un solo atleta vincitore accostato alla divinità, e la perdita era considerata un disonore e un'infamia. L'importante era vincere, non partecipare, poiché attraverso l'accostamento divino il messaggio che si voleva trasmettere a Zeus era che lui e lui solo era il vincitore, che essi onoravano e temevano: questo, il cuore dell'agòn (da cui "agonismo"). A quei tempi l'aspettativa media di vita era di circa 35 anni, ma i pancratiasti vivevano molto meno per i traumi fisici subiti durante gli incontri. Platone, nel suo Timeo del 360 aC, avrebbe poi scritto che la cultura del corpo era fondamentale per una vita ed una personalità sana, ma si scagliò contro l'agonismo, che esortava ad abolire poiché portava gli atleti "al culto della brutalità, indebolendone sia il fisico sia l'intelletto" (*). A Roma sarebbe inoltre poi stata importata la stessa idea di scontro in un'arena, ma stavolta tra schiavi di guerra o dissidenti muniti anche di armi come il Gladio, in onore non più di un dio bensì dell'imperatore o di una platea che faceva scommesse (Munera Gladiatoria). Il lanista, l'organizzatore privato di questi eventi, era un imprenditore, proprietario dei gladiatori, che allenava, acquistava o vendeva a suo piacimento, tanto che la sua attività era per questo considerata dal popolo vile e più bassa di quella dei lenoni (i trafficanti di schiave) (*): si ricordi che la platea era costituita da senatori, ricchi, e al più plebei sposati, non dal vero popolo, e spesso avvenivano rivolte degli schiavi gladiatori (la più famose delle quali fu quella di Spartaco). Addirittura, al contempo, gli stessi spettacoli gladiatorii erano diventati oltre che un mezzo di lucro attraverso gli schiavi combattenti, anche un modo per accaparrarsi i voti degli elettori, tanto che nel 67 dC con la Lex Carpugna de Ambito, si proibì ad un candidato di distribuire posti ai cittadini in occasione di queste manifestazioni. L'agòn, già di per se malsano, si era trasformato in munus dare ovvero 'offrire spettacolo' alla parte più ricca del popolo, plebis metum inicere ovvero 'incutere paura' all'intero popolo mostrando l'irrefutabile potere centrale che decideva sulla vita o sulla morte degli uomini, e chiaramente un lucri causa ovvero un mezzo di guadagno degli organizzatori delle manifestazioni gladatorie.
Sono passati quasi 3000 anni. Fortunatamente ci siamo evoluti: in Europa esistono ormai solo nei libri gli schiavi, la lancia dell'esercito che difendeva l'imperatore, l'agòn legato alle cerimonie a Zeus, il lucri causa degli organizzatori di eventi... ma siamo sicuri? Esistono operai che lavorano tutto il giorno per pochi spiccioli mentre i loro dirigenti sono in crociera, esistono le armi da fuoco detenute dalla polizia che difende quegli stessi dirigenti, esiste l'agonismo in qualunque settore della vita, e grandi associazioni di eventi che lucrano dietro combattenti in gabbia. In 3000 anni non è cambiato nulla, solo l'aspettativa media di salute e di vita, che comunque per pugili professionisti e affini è minore di quella delle altre persone. Ora come in origine in Grecia, gli atleti di loro spontanea volontà vogliono seguire questo percorso, ma non più per cercare una gloria in onore di Zeus, che come accennato era proprio il motivo stesso della nascita dell'agòn, bensì per una fama fine a sé stessa, un'ombra di quelle tradizioni, che si nutre del lucri causa tipico dei Munera a Roma (ci si affida ad associazioni che vendono l'immagine del combattente in cambio della popolarità dello stesso), e di quella che nel gergo della psicologia analitica moderna viene definita "nevrosi del successo" (di tipo fobico-ossessivo), che è la causa anche di molte altre problematiche del mondo. Proprio ciò che parallelamente molte arti marziali orbitanti attorno al Buddhismo Chàn, fino ad arrivare all'Aikido o ad altre forme di Budo, lontanissime in 'coordinate marziali', aiutano ad abbandonare (o DOVREBBERO aiutare ad abbandonare.. anche nell'Aikido ed in altre discipline moderne oggi sembrano esserci spesso fini economici sopra ogni cosa, a discapito degli insegnamenti di Ueshiba e di altri fondatori di scuole di Budo).
C'è da sottolineare che guerrieri e soldati nella Grecia antica non partecipavano al Pancrazio ad Olimpia. Imparavano a combattere con armi e senza armi, ma mantenendo il focus sulla salute fisica e sulla fortitu(vedi quì cosa vuol dire fortitudo) do fondamentali per essere pronti ad un'eventuale battaglia. La gloria sarebbe arrivata loro a seguito di gesta memorabili in difesa del popolo, non in vita in eventi circensi. E' assai probabile che uno di quegli stessi eroi di guerra che venivano celebrati durante le Olimpiadi greche, messo a combattere contro un pancratiasta, avrebbe perso. Questo perché erano due cose diverse. Discorso simile a Roma, in cui i munera gladiatoria erano solo massacri tra schiavi per divertire l'elite attraverso scommesse, e ribadire il suo potere di vita o di morte sulla gente. Ora vediamo questi tre video:
In tutti e tre i video si ripete uno stesso schema: due animali che lottano, ed un pubblico che fa scommesse sul vincitore. La differenza è che nel secondo e terzo caso i due animali vengono messi contro il loro volere in uno spazio ristretto e sotto stress, e competono perché nella 'lotta o fuga', senza possibilità di fuga devono lottare; nel primo caso invece i due animali si sono messi di loro spontanea volontà all'interno di uno spazio ristretto e sotto stress, che è innaturale poiché, come descritto in un paio di articoli precedenti (La natura dell'uomo), in natura tra due primati da branco non avviene predazione (quindi a fine di nutrizione.. tranne forse per Hannibal Lecter) né competizione a patto che non vi sia reale limitazione di spazio, cibo o possibilità di accoppiamento. Parallelamente, un addestramento militare non si è mai svolto a questa maniera: un soldato con la faccia gonfia e costole incrinate, non serve. Né servono esaltati che si facciano filmare mentre uccidono un avversario. Servono guerrieri. Cosa vuol dire quindi essere un guerriero? Essere migliori di ieri, non di qualcun'altro (Jikoro Kano), poiché nella vera arte marziale non ci sono nemici: la vera arte marziale è una manifestazione dell'amore, la Via del Guerriero non è distruggere o uccidere, ma nutrire la vita; deve insegnare alla gente a sconfiggere la mente conflittuale che si annida dentro di noi (Mohirei Ueshiba). C'è gente che direbbe "eh, se viene l'ISIS a casa tua voglio vedere cosa fai con l'amore": non è un incontro di valetudo che insegna a difenderti contro l'ISIS; "e se viene uno per strada che ti vuole menare? almeno ti sei fatto la pellaccia": se ti sbarazzi di orgoglio e ostentazione, questi incontri diminuiscono incredibilmente, e nella difesa personale (quindi nella "lotta o fuga" in assenza di possibilità di fuga) vigono leggi, modi, motivazioni e fini completamente diversi da quelli di un incontro in arena a fin di lucro (lucro dell'antico lanista romano o lucro della moderna associazione organizzativa) (nb: ora basta un dodicenne con la pistola per uccidere un Mike Tyson): "if you do something and it saves your life, it was good taijutsu. In a real fight, your aren't worried about what is pretty. The most important thing is to survive" (M.Hatsumi). E' moda difendere a spada tratta un proprio gruppo di appartenenza tentando di sminuire gli altri. Personalmente non mi ritengo appartenente ad alcun 'gruppo': ci vogliono solo una quarantina di euro per iscriversi ad una palestra, di qualunque disciplina si tratti (e così dire di "farne parte"). La chiave è comprendere cosa realmente serve ad un essere umano, perché serve, e che fenomeno ha portato a questa motivazione. Come visto, le coordinate marziali del Pancrazio erano completamente diverse da quelle che in molti pensano. L'agòn era un fenomeno circoscritto strettamente legato alle celebrazioni di Zeus in onore di eroi caduti in battaglia. L'agonismo attuale è invece un fenomeno di massa che deriva dalla perpetuazione e distorsione dell'agòn nei secoli, e che va ricordato etimologicamente essere un sinonimo di antagonismo (dal greco antico antagonistis : anti (opposti) agonistis (lottatori); "l'essere in antagonismo per vincere una lotta crea ἀγωνία, agonìa, che è angoscia e dolore"*). Nelle discipline atletiche della nostra società non serve agonismo/antagonismo, nato come sacrificio d'un perdente, l'umanità, in lode ad un vincente, Zeus, il quale stesso, si pensava, osservasse dall'Olimpo le Olimpiadi, compiacendosi della prosternazione della gente nei suoi confronti. Insisto molto su questo concetto perché è il passo fondamentale: concettualizzando questa cosa, si capisce come sia insensato (privo del senso originale), sterile (non atto al progresso biologico e sociale), controproducente (come scrisse Platone nel Timeo), combattere dentro una gabbia. Alimenta l'osten tazione, riduce la qualità della vita. L'arte marziale è l'utilizzo del proprio corpo per manifestare lo spirito in forma fisica (M.Ueshiba).. ed un potente mezzo per poter fare l'inverso!! Coltivare spiriti liberi e pacifici attraverso lo Jita Yuwa Kio Ei ("reciproca prosperità", J.Kano), così da rendere la stessa società libera da un violento vincitore ad ogni costo. Questo è il BUDO, la via del guerriero che disarma l'avversario, si spoglia delle proprie armi, e prosegue per la sua strada. Un'immagine potente, anche a livello psicologico.. applicabile a qualunque contesto della vita. Quando hai la pace dentro, ed hai abbandonato lo spirito dell'agòn dentro di te, sei più in salute, più produttivo nei rapporti personali, nel sesso, più produttivo nelle arti fisiche e mentali, nel lavoro. Vivi meglio. Non c'è nessun Zeus a cui sacrificarsi, l'agòn originale è nato e morto nell'antica Grecia con gli dei per cui era stato concepito. Ora come ora, vi è solo antagonismo.
In un combattimento in gabbia, non c'è una reale vittoria. Gli incontri di Valetudo e MMA (di cui la maggior organizzatrice d'incontri è la UFC), che dicono derivino dal Pancrazio, sono spesso un lavoro (talvolta persino sottoretribuito), ci si prepara a confrontarsi in risse per soldi e/o per successo, attraverso il divertimento di un pubblico, e per far pubblicità a sponsor; praticamente come il wrestling. Ma con sangue reale. Un "guerriero" è tutt'altra cosa, la "via del guerriero" (che è un esempio a cui tendere) comprende altre sfere e moti d'animo dell'essere umano, e per imparare prettamente a difendersi o a lottare, non c'è bisogno di un pubblico o del successo. La vittoria non è il pubblico o il successo. La vittoria sembra essere un prodotto di consumo. Come gli stessi gadgets che le stesse associazioni mettono poi nel mercato. Nell'antica roma lo sponsor era il tuo padrone, ora lo è chi ti veste.
Nella forma sono molto simili (due persone che si picchiano), ma nelle "coordinate marziali" (tempo; geografia; motivi ed antropologia), il Pancrazio (VII sec aC; Grecia; agòn per lode a Zeus), e gli incontri in gabbia (XX sec dC; occidente; antagonismo per lucri causa e successo), sono completamente diversi. Per questo a parer mio non si può affermare, come è d'uso comune, che ValeTudo ed MMA siano il Pancrazio dei nostri giorni. Abominio è poi affermare che questi atleti siano guerrieri o eroi: sono atleti professionisti. Ho sentito alcuni dire che "questi lottatori affrontano con coraggio le sofferenze". Se le cercano, le sofferenze; un pirata della strada demente affronterebbe per caso con coraggio il pericolo della velocità? Ho sentito poi altri che escono fuori dal tema Pancrazio e Munera Gladiatoria, inventandosi un'analogia coi "soldati spartani": se si vuol far paragone tra la "severità" in palestra e la dura pedagogia spartana (simile ad alcune antiche tribù africane), lì a Sparta come rito di iniziazione all'età adulta il giovanissimo aveva il compito di uccidere per le foreste uno schiavo della gleba (un ilota), il ché per la nostra società è un obbrorio; se si vuol far riferimento agli allenamenti per una battaglia, Leonida e Aristodemo non si picchiarono per prepararsi alle Termopili. Eppure è facile ascoltare tante millanterie ("io sono spartano! io sono un guerriero! io sono forte! .."). Nonostante nel mondo delle MMA vi siano atleti bravissimi a livello tecnico come Anderson Silva, la realtà, a parer mio, è che nelle seguenti immagini (tratte da Google) non ci sono guerrieri od eroi, ma atleti ostentanti e un po' fessi (dal lat. fissus "crepato", "ammaccato"); non si discute sulla tecnica, ma sul fine di quella tecnica, il portarla in un'arena; se c'è un problema nel mondo dell'MMA o del Pugilato, non è nella loro esistenza, ma nell'idea spesso diffusa di "guerriero" al posto di "atleta agonistico". Sono due cose diverse, e ad ognuna va dato il suo nome. Sono dell'idea che se sei un praticante di una disciplina marziale, e vuoi migliorare la tecnica, fai sparring sicuro con chi è tecnicamente più avanzato di te nella tua disciplina e ti ci alleni assieme in una stanza chiusa, oppure integri con qualunque altro praticante di altre discipline. Quì c'è voglia di far vedere a tutti che si è vinta, quella gara.
Vedere un incontro di agonisti professionisti da Joe Luis, a Muhammad Alì, a Floyd Mayweather, inevitabilmente affascina, perché si ammirano la potenza e la destrezza della tecnica, fuori dal comune, nel sistema chiuso del ring. Il pugilato è pura corporalità unita a mente strategica e calcolatrice, finalizzati non a far cessare il conflitto, bensì a cercarlo, scatenarlo e far vedere a tutti chi è il vincitore. E ciò acquista un valore aggiunto quando si pensa ad una motivazione (soprattutto in passato) legata al riscatto dalla povertà o dall'emarginazione (si pensi alla storia di Nino La Rocca, di Jack Johnson, e molti altri, o ai film Million Dollar Baby o The Fighter), analogamente a come accade a molti altri sport, a cui va proprio questo immenso merito: il far capire al mondo che tutti si è fatti della stessa carne e delle stesse ossa, indipendentemente dal colore della pelle o dal portafoglio. E, parlando del pugilato, che ad un bianco esce sangue dal naso se colpito, o va al tappeto con un uppercut, proprio come un nero. Però poi va fatto un passo ancora successivo. Una volta stabilito sul ring che "si è tutti uguali", va educato il corpo e la mente alla prosperità, tra gli individui. La motivazione che spinge molti di quei combattenti su ring e gabbia oggi, quando non legata ad un modo ultimo per far soldi ed uscire dalla povertà come in passato ("la boxe la fai se hai fame" citava A.Baricco in City), è legata piuttosto ad una ricerca di visibilità fine a sé stessa. Assodato che non serve un pubblico per allenarsi o per scoprire se una tecnica sia efficace o meno, il pensiero non è più "devo far capire al mondo che noi neri siamo come i bianchi", né "questa è l'ultima possibilità per salvare la mia famiglia dalla strada". Il pensiero è "voglio che la gente mi veneri, a costo di soffrire". Volendo cercare nel latino queste sensazioni, si passa dal lucri bonus est odor ex re qualibet ("il guadagno ha buon odore, qualunque ne sia la provenienza"), al contendere omnium oculos ("cercar di ottenere la vista di tutti su di sé"), o un parere sibi laudem ("cercare all'esterno la lode su di sé"). L'associazione organizzatrice di incontri accoglie questo bisogno e ne trae profitto dandoti la possibilità di farti vedere. E' competizione finalizzata al plauso verso la propria persona. Una via contraria a quella che tende all'idea di guerriero, ed anche non combaciante a quella del Pancrazio nelle antiche olimpiadi greche. Tengo a sottolineare, ancora una volta, che in ultima analisi è la persona a fare la differenza e non la disciplina. Un incontro organizzato dalla UFC non serve assolutamente a forgiare l'animo di un guerriero, ma al contempo non è la pratica di una disciplina nata in origine per essere finalizzata alla comprensione del BUDO (o della corrispondente fortitudo in occidente), che rende automaticamente una persona più vicina all'idea del guerriero. Esistono atleti che si allenano nel pugilato senza mai salire su un ring ripreso da telecamere; esistono atleti che gareggiano nel Judo moderno, il quale è completamente diverso dal Judo Kodokan originale ideato da J.Kano che, come accennato, era contro l'agonismo; esiste Steven Seagal che è 7th dan di Aikido ed è stato accusato di vari reati tra cui violenze sessuali e sfruttamento (povero M.Ueshiba!). Non è un guerriero lui tanto quanto non lo è un combattente che entra in una gabbia per un premio (soldi e/o successo, attraverso lo sponsor). Sono atleti.
Personalmente mi auguro che in futuro si diffondano metodi di allenamento sani, venga fatto quel "passo oltre", una rivoluzione nelle arti marziali iniziata da persone come Kano e Ueshiba, si riscoprano le reali coordinate marziali di ciascuna disciplina senza così cadere nell'oblio della rincorsa al successo al costo della salute, nutrito da associazioni lucrative che spacciano uno scenografico agonismo di consumo come una forma di "budo" e come un ideale per giovanissimi un po' insicuri. Che la stessa società consumistica e competitiva cambi pian piano in meglio anche grazie alle arti marziali. Riscoprire la via del guerriero, abbandonando quella dello sponsor.
DHB - 04/2015
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Based on a work at https://dialoghi-sulla-via.webnode.it/news/coordinate-marziali-pancrazio-mma/.
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